In provincia di Pesaro Urbino ha sede la cooperativa agricola Girolomoni, azienda bio che ho conosciuto alla fiera SANA di Bologna lo scorso settembre. Fondata nel 1971 da Gino Girolomoni, saggista, imprenditore e pioniere dell’agricoltura biologica in Italia, è cresciuta negli anni, commercializzando i suoi prodotti inizialmente con il marchio “Alce Nero”, poi, staccatasi da questo, come “Montebello” ed oggi con il marchio “Girolomoni” in onore del suo fondatore, scomparso nel 2012. Tra i prodotti di punta dell’azienda ci sono sicuramente le paste di grani antichi Graziella RA®, Senatore Cappelli e Farro Triticum Dicoccum, ma anche degli ottimi legumi nostrani, ovvero ceci, lenticchie e borlotti, tutto sapientemente coltivato con metodo biologico nelle colline marchigiane e umbre.
320 g penne integrali di farro Girolomoni | |
200 g ceci secchi Girolomoni | |
1 pezzetto di alga Kombu | |
1 foglia di alloro | |
400 g zucca gialla pesata già pulita | |
timo fresco o rosmarino tritato | |
1 grosso porro | |
sale, olio extravergine d'oliva q.b. |
La maggior parte del grano duro oggi in commercio deriva da una varietà conosciuta col nome di Creso, ottenuta negli anni '70 con modificazioni genetiche attraverso irradiazioni di raggi gamma. Alcuni ritengono che l'aumento esponenziale dei casi di intolleranze al glutine possa in qualche modo essere collegato a questa tipologia di grano, spesso di bassa qualità, con cui sono fatti la maggior parte dei prodotti da forno e le paste che abitualmente consumiamo. Ultimamente, per fortuna, sono state riscoperte e valorizzate alcune antiche varietà, coltivate da secoli in aree ristrette di varie regioni d'Italia e del mondo ma da tempo dimenticate. Tra queste i frumenti duri Timilia e Russello, tradizionali produzioni locali siciliane, il grano Senatore Cappelli, il cui nome è dedicato al senatore del Regno d'Italia che alla fine dell''800 aveva sostenuto le riforme agrarie in Puglia e non dimentichiamo il FARRO, la più antica tipologia di frumento coltivato dall'uomo, l'alimento base delle legioni romane, oggi diffuso soprattutto nelle regioni dell'Italia centrale. E' buonissimo e versatile sia in chicchi che come farina, ma a mio avviso dà il suo meglio nella pasta.
1. | Mettete a bagno i ceci per 24 ore insieme all'alga kombu che li renderà più morbidi e digeribili, cambiando l'acqua almeno 2 o 3 volte. |
2. | Poi scolateli, sciacquateli sotto l'acqua corrente e metteteli a cuocere coperti insieme alla stessa alga e una foglia di alloro. |
3. | Dopo circa un'ora e mezza saranno cotti (se vi sembrano ancora un po' duri aggiungete un pizzichino di bicarbonato, mescolateli e fateli cuocere ancora 5 minuti) aggiungete il sale solo a fine cottura. |
4. | Nel frattempo tagliate il porro a rondelle e la zucca a dadini e soffriggeteli insieme a due cucchiai d'olio. |
5. | Dopo qualche minuto unite 150 ml circa di brodo vegetale e lasciate cuocere coperto fin quando il tutto sarà morbido e il brodo quasi completamente asciugato. |
6. | Frullate a questo punto la zucca insieme a 200 g di ceci cotti e scolati fino ad ottenere una crema liscia. |
7. | Cuocete la pasta al dente e conditela con la crema di zucca e ceci. |
8. | Impiattate aggiungendo una manciata di ceci interi e foglioline di timo fresco o rosmarino tritato. |
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